ALTRE 20 VOLTE - come è comparso un buco nel mio sorriso

di Marta Dalla Via
Susi Danesin e Simone Carnielli
Genere
Online Prosa

Condividi tramite:


Crediti

di Marta Dalla Via
con Susi Danesin e Simone Carnielli
musiche Carlo Cialdo Capelli

ASCOLTA IL PODCAST

GUARDA IL VIDEO


E’ notte e Minna si sveglia stupita. Qualcosa si muove nella sua bocca.
Un dente ballerino?
E’ notte e Minna si alza impaurita. Qualcosa si muove nella sua cameretta.
La fatina dei denti?
No. Non è la fatina dei denti, è un ragazzo tutto cravatta e bottoni: deve essere un supplente. Un sostituto. Quello che interviene quando manca qualcun altro. Minna fa tante domande. Il Supplente, equilibrista su un filo interdentale le risponde e si confonde. Attraversano la notte e i suoi paesaggi sonori.
Intanto l’incisivo tentenna sulla gengiva come dal bordo di un grattacielo poi si stacca e siamo tutti costretti a guardare giù.
E’ caduto. E’ morto?

Si è staccato per fare spazio a qualcosa di nuovo che un giorno sarà dente. Minna non sa come riempire questo brutto buco pieno di mancanza. Non rimane che accettare questo spazio vuoto dove la lingua si ostina ad andare. Un piccolo dolore come di qualcuno che preme sulla gengiva.
Questa notte di vento è un momento di separazione, è il delicato funerale di un minuscolo osso. E’ attesa che il dente permanente faccia capolino come un prezioso chicco di riso, come un regalo la mattina del proprio compleanno.
Ma se quel ragazzo non è il sostituto della fata dei denti, allora chi è?

Ho pensato alla perdita del primo dente come esperienza di paura e distacco comune agli adulti e ai bambini perché mi piaceva rendere questa favola metaforica più fisica e concreta possibile. Volevo disegnare una trama evitando i labirinti di una o l’altra religione e immaginare la morte come un giovane addetto ai traslochi.
Il dente è caduto ma esiste ancora. Non è più lì dove eravamo abituati a vederlo, si è trasferito, ha traslocato. Come Minna quando incontriamo il lutto perdiamo una parte di noi, ci si sentiamo derubati, ingannati, traditi. Ci serve la consolazione di un topolino, di una fata e delle loro monetine.

Parlare di morte ai bambini è ancora tabù: è motivo di timori e imbarazzi che alimentano silenzio e qualche bugìa. Purtroppo nessuno di noi ha i mezzi per impedire ai bambini di incontrare il lutto o la tristezza ( siamo solo attori!) ma parlarne irrobustisce “il cervello del cuore”.
Esiste un posto ideale, un luogo sicuro dove la condivisione e lo studio del sé sono materie principali: il teatro.
Questa favola è un piccolo atto di coraggio grande come un dente.
La paura è uno sforzo inutile.