DON CHISCIOTTE

Alessio Boni - Serra Yilmaz
Genere
Prosa

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Crediti

adattamento di Francesco Niccolini
liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra
drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e Francesco Niccolini
con Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico
Ronzinante Nicolò Diana
scene Massimo Troncanetti 
costumi Francesco Esposito 
luci Davide Scognamiglio 
musiche Francesco Forni
regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer 
Chi è pazzo? Chi è normale? Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite. Emblematico in questo è Amleto che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire? Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l'ha reso immortale. 
È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete - avvalendosi del sogno, della fantasia, dell'immaginazione - sono stati spesso considerati “pazzi”. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno.

Chisciotti e cavalieri erranti, sparpagliati per il mondo o chiusi dentro le mura, sono sempre gli stessi, quelli di un tempo, quelli di oggi e quelli di domani, savi e pazzi, eroi e insensati. Non sono venuti al mondo per vivere meglio o peggio. Quando l'universo nella solitudine si abbandona alle proprie miserie, loro pronunciano parole di giustizia, d'amore, di bellezza e di scienza. Chi si rende volontariamente schiavo non maledice l'esistenza.
Fernando Arrabal, Uno schiavo chiamato Cervantes