GHOST Il Musical

Mirko Ranù, Giulia Sol, Gloria Enchill
Genere
Musical

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Crediti

di David Stewart, Glen Ballard e Bruce Joel Rubin
libretto e testi di Bruce Joel Rubin
musica e testi di Dave Stewart e Glen Ballard
traduzione e adattamento delle liriche di Franco Travaglio
regia di Federico Bellone
regia associata e coreografia di Chiara Vecchi
scenografia di Federico Bellone
effetti speciali di Paolo Carta
disegno luci di Valerio Tiberi
produzione internazionale Show Bees in collaborazione con Colin Ingram e Hello Entertainment

Tratto dal cult movie Ghost arriva in palcoscenico l’adattamento Ghost Il Musical - trasposizione fedele del film vincitore di un Golden Globe per la miglior attrice non protagonista (Whoopy Goldberg) e per la miglior sceneggiatura - che mantiene l’impianto narrativo del successo cinematografico, ma sposa appieno le regole del teatro. Protagonisti? Il fantasma di un uomo assassinato, la donna che amava in vita e continua ad amare da spirito, una strampalata medium che può restituirgli la voce e un assassino in attesa di essere scoperto e portato all’Inferno. Un thriller romantico, dove la suspance creata dai continui colpi di scena si alterna alla dimensione interiore del ricordo, una storia che indaga il senso dell’amore quando vive oltre il tempo. Anzi, quando è l’altrove irraggiungibile a renderlo autentico. La forza di Ghost Il Musical è soprattutto nella storia. Sono gli archetipi dell’amore che non può ritornare alla fisicità terrena a generare nel pubblico fascino e inquietudine. Dal mito di Orfeo che non può guardare la sua Euridice se non a costo di perderla per sempre fino alla letteratura romantica che ha ispirato gli atti bianchi di molti balletti, animati da spiriti di fanciulle innamorate.

Una colonna sonora decisa, pop-rock, a tratti ballabile, frutto di un ex Eurythmics e un premiato autore dell’album di punta per Alanis Morissette (ma senza dimenticare l’iconica “Unchained Melody”), questa volta con un arrangiamento ancora più terreno, per celebrare gli anni ’90 che, oltre a essere il background originale del film, rappresentano molto per gli spettatori di oggi. Le coreografie, sempre fedeli al racconto, con gesti, movimenti, azioni e passi, che descrivono in modo eclettico l’ambiente e la realtà della storia stessa. La scena è di design, vera, con un meccanismo d’invenzione, ma allo stesso tempo funzionale all’intimità della chiave drammaturgica. I costumi riecheggiano il film, ma con un punto di vista quotidiano perché la nostra mente filtra inevitabilmente un ricordo. Le luci dipingono la nostalgia di una New York di vent’anni fa ma che sembra così lontana, forse con un pizzico di acidità. Il suono infine si divide tra servire la prosa nel modo più reale possibile e un mondo “rock” che forse non c’è più se non nelle nostre memorie. Gli effetti speciali, con il fantasma di Sam e degli altri personaggi che prendono forma entrando e uscendo dai corpi o passando attraverso le porte, nascono dalla brillante mano di Paolo Carta.

Oltre ai misteri del paranormale, c’è il mistero dell’amore. E si manifesta attraverso la femminilità riservata della protagonista, Molly, che coinvolge Sam in maniera sottile e ineffabile. Un mago dell’illusionismo capace di sorprendere lo spettatore più che con la tecnologia con trucchi da vecchio artigiano dell’inganno. Un musical sensoriale e fantasy dove ogni accadimento nasconde un mistero apparentemente inspiegabile.