JACKIE

Romina Mondello
Genere
Prosa

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Crediti

di Elfriede Jelinek
traduzione/drammaturgia Luigi Reitani/Werner Waas
con Romina Mondello
scene Jessica Koba
manichini Raffaella Montaldo
costumi Pamela Aicardi
luci Andrea Violato
movimenti coreografici Artemis Danza – Monica Casadei / Assistente: Mattia Molini
musiche e suoni Andrea Salvadori
video scenografia Marco Schiavoni
regia Emilio Russo
assistenti alla regia Claudia Donadoni E Federica Finotti
produzione Tieffe Teatro Milano - Cmc/Nidodiragno 
Scritto nel 2002, due anni prima di ricevere il Nobel per la letteratura, il testo teatrale di Elfriede Jelinek mette al centro della sua indagine un personaggio controverso e per molti versi inafferrabile, come Jacqueline Lee Kennedy Onassis, nata Bouvier. Jackie, appunto. Testimone di un’epoca in cui il “sogno americano” di democrazia era governato dal potere di una famiglia che offuscava segreti, malattie, sesso, alcol e droga con il bianco splendente dei sorrisi, con abiti e gioielli, figli biondi e felici.

L'autrice vede Jackie in un’altrove, probabilmente il paradiso o l’inferno. Da qui emerge l’ossessione del personaggio per l’immagine dei sedili posteriori della limousine presidenziale, nel momento dell’omicidio di Dallas, forse il fotogramma più famoso della storia. Jackie dice che con quello sparo è finito tutto questo, anzi tutto è iniziato da quello sparo.
L’altra ossessione è quella degli eccessi: i suoi “troppi” abiti, la “troppa” carne di Marylin, il “troppo” sesso di Kennedy. Il suo racconto è in apparenza privo di morale e di giudizio, quasi leggero, ma in realtà si sente tutto il peso della sua vita, dei suoi morti, dei tradimenti, del suo essere icona per i giornali.

Alla fine cosa è Jackie? Sicuramente una prova straordinaria per Romina Mondello, attrice di grazia, forza e spessore. Sicuramente una scrittura moderna e originale per un personaggio controverso e scontornato. Sicuramente una storia, anzi più storie.