TEATRO COMUNALE - THIENE (VI)


Nel 1897 Romano Dal Maso iniziava la costruzione del nuovo Teatro secondo un suo progetto, andato perduto. Dal Maso vide solo "tracciare le fondazioni, alzarsi i muri e stendersi le travi del tetto, e compiersi l'ossatura" giacch mori nel 1899. Nel 1904 i lavori ripresero e furono compiuti nel corso di un anno da Ferruccio Cattaneo. A lui si deve la decorazione liberty che costituisce il motivo pi interessante del teatro, specie se si tiene conto che quando viene compiuta il liberty italiano era appena uscito dalla "fase iniziale, e in un certo modo clandestina" per entrare nella fase della grande fioritura. 

L'esterno disposto dagli ingegneri Fonati e Della Valle non rispetta le scelte stilistiche dell'interno probabilmente per ragioni di fretta e di economia. Sebbene fosse stato già adoperato nell'aprile del 1905 per una conferenza con proiezione di diapositive, l'inaugurazione ufficiale avvenne il 10 ottobre dello stesso anno con Rigoletto, interpretato da Nuzio Rapisardi, Giuseppina De Gigli, Giovanni Poggi Calleri, Sabastiano Cirotto. 

La sala, capace di contenere circa mille persone, era servita da un atrio non molto ampio con una coppia di scale in marmo di Carrara che davano accesso alla prima galleria munita di un piccolo foyer, così come lo era la seconda galleria. Doveva trattarsi di locali di modeste dimensioni, tant'è che al Barbieri appare "piuttosto strano che nessuno avesse pensato ad un minino di "foyer", tenuto poi conto della destinazione iniziale prevalente, se non esclusiva dell'edificio, considerata la moda del tempo, a rappresentazioni liriche. 

Costruita a forma politeama, la sala si sviluppava su una pianta quasi quadrata (m 17,20 x 17), con gli angoli ammorbiditi mediante un oculato gioco di curve. Impostati invece secondo il consueto schema a ferro di cavallo i due ordini delle gallerie (diametro maggiore m 11,80, diametro minore m 8,58) che si protendevano nelle cavea poggiando su otto elementi portanti "a stelo lievemente rigonfio nella parte mediana, solcati da anelli e conclusi da volute floreali graduate con sviluppo inversamente dilatato dal primo al secondo ordine, sempre in raccordo armonioso con gli architravi orizzontali. Da rilevare che – così come l'impiantito e la soffittatura delle gallerie – le colonne di sostegno e i capitelli, eseguiti dalla Cooperativa Intagliatori di Vicenza, erano in legno e non in ferro, cosa che sarebbe stato lecito attendersi considerando il materiale solitamente impiegato all'epoca per membrature architettoniche di tal genere. 

Il singolare disegno di questi elementi verticali, che non raggiungono il "cielo" della sala ma si interrompono all'altezza della seconda galleria, trova riscontro nell'elegante partitura decorativa che avvolge l'ambiente. Essa risponde ad un linguaggio di chiara matrice floreale e fonde in una visione unitaria le pitture ornamentali del soffitto, delle balaustre, del boccascena ornato da una "teoria di figure femminili". 

Sulla larga fascia del proscenio si affacciano due gruppi di tre palchetti sovrapposti – uno di per piano e due corrispondenti alle gallerie – quasi un omaggio al modello del teatro all'italiana "sia in rapporto ad una determinata quanto limitata fascia di utenti sia ad una corrispondente precisa struttura architettonica". Il boccascena, di dimensioni alquanto modeste (m. 8.20 x 6.20) per un teatro destinato principalmente al melodramma, immetteva ad un palcoscenico di discreta ampiezza (profondità m. 12.45 x 2.90 di retropalco, larghezza m. 13.97) che, secondo lo scema canonico, occupava un'area pressoché uguale a quella destinata al pubblico.

Il Teatro acquistato dal Comune nel 1913, a seguito di un incendio, venne restaurato una prima volta nell'anno successivo e quindi nel 1955-56. Purtroppo, questi interventi invece di migliorarne lo stato contribuirono a falsarne le delicate e tenui coloriture originali, altre manomissioni si ebbero nel 1962 allorché in uno stato di quasi totale abbandono, fu adattato a cinematografo. 

Nel 1980, per iniziativa della Soprintendenza per i beni Artistici e Storici del Veneto e del Comune di Thiene, hanno avuto inizio i lavori di restauro conservativo affidati agli architetti Clemente di Thiene e Paolo Torsello. Oltre al ripristino delle decorazioni di sala, si provveduto ad ampliare il palcoscenico e al rifacimento degli impianti scenici nonché a migliorare l'accesso alla galleria modificando una coppia di scale che dall'atrio conduce al piano superiore.

"...anche se a proposito del liberty impiegato per decorare la sala del Teatro Sociale si può parlare di "vernacolo" – il che invece di ridurne la portata, la riscatta dall'accusa di monumentalismo rivolta a certo floreale espresso in Italia – l'esempio di Thiene assume una importanza rilevante per il contesto culturale nel quale nasce. Come stato pi volte detto , Vicenza e il vicentino a lungo sono state considerate tenacemente rivolte alla tradizione cinquecentesca e quindi sorde ad ogni richiamo modernista. Invece, l'esperienza liberty si puntualmente compiuta anche in queste zone, soprattutto grazie all'impulso dato dai gruppi sociali in ascesa spinti dal desiderio di creare una propria tradizione. Ma anche a voler sorvolare sul fatto che la costruzione del Teatro Sociale di Thiene avvenne negli ultimi anni della piena fioritura del liberty franco- belga e quindi in un periodo decisamente prematuro per una provincia veneta, esso resta come una delle pochissime sale da spettacolo liberty ancora oggi esistente in Italia."

Franco Mancini, Maria Teresa Muraro, Elena Povoledo da: "I Teatri del Veneto"