BRAVE

Paola Bianchi e Valentina Bravetti
Genere
Danza

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Crediti

CONCEPT E COREOGRAFIA Paola Bianchi;
CREATO E DANZATO DA Valentina Bravetti e Paola Bianchi;
SUONO Stefano Murgia;
DISEGNO LUCI Paolo Pollo Rodighiero;
COLLABORAZIONE ARTISTICA Roberta
Nicolai;
REALIZZAZIONE COSTUMI Liana Gervasi;
DIREZIONE TECNICA Luca Giovagnoli;
ORGANIZZAZIONE Elisa Nicosanti;
UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A Davide Fabbri, Luca Giovagnoli,
Giacomo Calli,
RESIDENZA ARTISTICA Santarcangelo dei Teatri;
SI RINGRAZIA Societas Teatro Comandini in Cesena, AtelierSì;
PRODUZIONE Città di Ebla / Festival Ipercorpo;
COPRODUZIONE PinDoc;
CON IL CONTRIBUTO DI MiC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Forlì

FESTIVAL DANZA IN RETE
Frutto di un lungo lavoro di ricerca intorno al tema della compresenza di due corpi diversi per abilità e percezione, di un’indagine approfondita sulla relazione, sull’accettazione di limiti invalicabili, Brave nasce da un forte desiderio che non mette in azione i soli corpi sulla scena ma una piccola comunità che accoglie e protegge. Non c’è bravura, non c’è coraggio. C’è determinazione e desiderio. Ci sono due corpi che si incontrano: un corpo che torna in scena dopo otto anni di assenza, e un corpo che cerca una nuova modalità di presenza nella scena. Brave è parte del progetto di ricerca coreografica ELP di Paola Bianchi, un’indagine sulla relazione tra parola descrittiva e danza attraverso la trasmissione via audio di archivi di posture. L’analisi delle figure, nella Deposizione di Rosso Fiorentino, che circondano il Cristo in un balletto di mani e di sguardi è diventata l’asse portante di una parte del lavoro coreografico. 

Brave è ethos, logos e pathos, cioè il nesso 
della comunicazione persuasiva secondo Aristotele. Il corpo si modifica, e noi possiamo farne materiale drammaturgico. Assistiamo a una compenetrazione di gesti e sguardi. Le due performer si sollevano con l’aiuto di corde, e danno lentamente armonia al loro battito d’ali spezzate. Annullano, con la bellezza dei loro corpi fragili e il balletto fluttuante delle loro mani agitate, l’illanguidirsi del tempo. E vincono la forza di gravità che cerca invano di inchiodarle a un tempo inerte. Vincenzo Sardelli, KLP Teatromatrone