HOLLYWOOD BURGER

Giobbe Covatta e Pino Quartullo
Genere
Prosa

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Crediti

di Roberto Cavosi
con  Giobbe Covatta e Pino Quartullo
e con Fausto Caroli
scene e costumi di Andrea Stanisci
disegno luci di Bruno Guastini
musiche di Guido Ruggeri
produzione La Contrada - Teatro Stabile di Trieste
Quanti possono dire di aver raggiunto le mete che si erano prefissati all’inizio della propria vita? Quanti possono essere pienamente soddisfatti per aver realizzato il proprio sogno? In una mensa per artisti negli Studios di Hollywood, due attori mitomani, assolutamente alla deriva ma tenacemente aggrappati al sogno del cinema, se ne dicono e ne fanno di tutti i colori. Un inserviente li tratta come fossero intralci, inutili ingombri, ma Leon e Burt non smettono di fare a gara con le loro disgrazie e disavventure.
Forse sono anche bravi attori ma il destino si è accanito contro di loro: troppo indifesi per una giungla come Hollywood. Ed è in questa giungla che Leon e Burt ci conducono per mano raccontandoci la loro vita attraverso i loro film. Leon che poteva essere il protagonista di 2001 Odissea nello spazio, ma totalmente nascosto in un travestimento da scimmia. Burt che prende parte a molti film di successo, ma il suo ruolo viene sempre irrimediabilmente tagliato in fase di montaggio. E così quei film “mancati”, famosissimi, mitici, diventano per noi un viaggio nei ricordi, una parte della nostra esistenza, una sezione della nostra stessa identità. 
Le frustrazioni di Leon e Burt sono anche un po’ metafore delle nostre e ognuno può riconoscere in esse le proprie insoddisfazioni. Non sapremo mai se quello che si confidano è frutto di una crudele realtà o di una delirante follia ma le loro frustrazioni, le loro aspettative disattese di una improbabile carriera cinematografica li rendono così tragici da farli diventare esilaranti, eroici clown beckettiani del nostro mondo fino ad esplodere in un violento paradossale finale.
Un mondo che ti 
lusinga per tradirti e dal quale è bene rubare anche le più piccole briciole di felicità, perché è solo su quelle che si può costruire, come ci insegnano Leon e Burt, la propria vita e la propria dignità. Non esistono piccole o grandi parti, piccoli o grandi attori sullo “schermo” del mondo, esistono solo piccoli o grandi uomini.