MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE

Michele Placido, Alvia Reale
Genere
Prosa

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Crediti

di Arthur Miller
traduzione Masolino D’Amico
con Michele Venitucci, Fabio Mascagni
con la partecipazione di Duccio Camerini nel ruolo di Charley
e con Stefano Quatrosi, Beniamino Zannoni, Paolo Gattini, Caterina Paolinelli, Gianluca Pantosti, Margherita Mannino
regia Leo Muscato
scene Andrea Belli
costumi Silvia Aymonino
disegno luci Alessandro Verazzi
musiche Daniele D’Angelo
produzione Goldernart Production in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile di Bolzano
Quest’opera è la Grande Commedia Americana, quella che gli americani sentono come più autenticamente “loro”. Dall’edizione originale del 1948 viene continuamente ripresa in tutto il mondo ed è lecito chiedersi come mai abbia tanto successo. Perché è la storia del grande sogno di un piccolo uomo: Willy Loman.  Nato in un paese giovane e impaziente, forse figlio di immigrati, non ha radici e vuole salire nella scala sociale per raggiungere un successo facile e veloce. È un commesso viaggiatore che si guadagna da vivere con la parlantina e ha allevato i figli Happy e Biff al culto dell’apparenza e della superficialità. Ha insegnato loro ad essere popolari ed attraenti, puntando sull’effimero nel disprezzo di chi si impegna per davvero, facendone dei veri falliti. Loman è uno dei personaggi teatrali più tragici del ventesimo secolo. Nella sua mente c’è qualcosa di fratturato. Sogna un futuro che non è in grado di raggiungere perché vive in un paese che all’apparenza offre illimitate opportunità, ma fallisce e non riesce a perdonarsi. Comincia a combattere con la tentazione di fare un gesto estremo che gli faccia riconquistare la stima dei suoi figli e assicurare loro un futuro economicamente più sereno. Allora inforca il volante della sua auto, e si mette alla guida per l’ultimo viaggio. Il più remunerativo. Forse.

Il Commesso mischia verità e allucinazione, si svolge contemporaneamente sulla scena, sotto gli occhi del pubblico, e nella testa del protagonista, nella quale noi spettatori siamo chiamati a entrare. Ne risulta una macchina di teatro che è rimasta appassionante e attuale oggi come ai giorni del suo debutto. È una tragedia moderna che rivela il lato crudele del sogno americano.