NA LONGA E NA CURTA

Beoel Teatro
Genere
Prosa

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Crediti

Produzione e regia Beoel Teatro
Di e con Moira Mion
Musiche in scena Marco Rizzo
Luci in scena Paolo Scortegagna
Ci fu un tempo in cui, nelle nostre campagne e nella gronda lagunare, le ore si contavano con le preghiere, il passare dei giorni era scandito dalle fasi lunari e si festeggiavano rituali legati alla terra, al vento, all’acqua e al fuoco.
Dopo la seconda guerra mondiale le città divennero sempre più rumorose, la televisione entrò in ogni casa andando a sostituire i racconti, che fino ad allora avevano allietato i filò. Il lavoro nei campi, la pesca con piccole imbarcazioni, divennero secondi lavori da fare la sera e nei fine settimana, o comunque nel turno libero dalla fabbrica.

Oltre cinque decenni di capannoni e fabbrichette, di operosa ideologia dei schei e della motorizzazione hanno contribuito a devastare non solo un paesaggio geografico ricco di bellezza, ma anche ad oscurare un paesaggio dell’anima tra i più suggestivi, legato alla cultura orale e alla meravigliosa capacità di sognare di cui l’essere umano è capace.
La ricerca etnografica che dà origine alla produzione di ‘Na longa e ‘na curta, parte dalla necessità di dare, nel nostro piccolo, nuovamente vita alla tradizione popolare orale, credendo che il patrimonio del nostro folclore possa trovare uno spazio di partecipazione alla vita quotidiana attuale, poiché attuali ne sono i contenuti.

Abbiamo provato a seguire i passi del “conta storie”, che sapientemente prendeva i suoi ingredienti qua e la, alla bisogna, a seconda della storia che voleva servire a chi l’ascoltava: aneddoti, novellette, apologhi, barzellette, fiabe, cronache di fatti realmente accaduti, leggende, canti, detti legati a vicende. Di paese in paese, di bocca in bocca, i nostri miti venivano alimentati grazie a queste forme di racconto.
È così che abbiamo distillato questo testo, raccogliendo arguzie e conoscenze tratte dalla Bibbia dei Poveri, dalla Saga tragicomica di San Pietro, dagli articoli di giornale del 1700 dell’Osservatore e della Gazzetta Veneta di Gaspare Gozzi, senza dimenticare le storie di strada e di calle, dove le fonti sono perse da tempo. Per i canti ci è stato d’immenso aiuto il lavoro di ricerca di Gianluigi Secco (Belumat) al quale dobbiamo anche la volontà ostinata di mettere a disposizione di chiunque voglia usufruirne, i materiali da lui raccolti.