IL BERRETTO A SONAGLI

Gabriele Lavia, Federica di Martino
Genere
Prosa

Condividi tramite:


Crediti

di Luigi Pirandello
con Francesco Bonomo, Matilde Piana, Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanna Guida, Beatrice Ceccherini
regia di Gabriele Lavia
musiche di Antonio Di Pofi
scene di Alessandro Camera
costumi ideati dagli allievi dell'Accademia Costume & Moda coordinati da Andrea Viotti
luci di Giuseppe Filipponio
produzione Effimera e Diana OR.I.S.
«Per Luigi Pirandello - scrive Gabriele Lavia - la vita è una “soglia” troppo affollata del “nulla”... E tutta la sua opera ruota attorno a questo “nulla” affollato di “apparenze” che si agitano nel dolore e nella pazzia. Solo “i personaggi” sono “veri” e “vivi”. Il Berretto a Sonagli è una tragedia della mente. Ma porta in faccia la maschera della “farsa”. L’autore mette sulla scena un “uomo vecchio” uno di quegli “invisibili” senza importanza, schiacciato nella “morsa” della vita e, poiché è un “niente di uomo” è trattato come tale: <Oh che ero niente io?>. Questa “domanda disperata” nasconde la concezione di se stesso, torturata e orgogliosa, di un uomo dissolto nel “nulla” del mondo, un nulla affollato da fantocci. Da fantasmi umani. Che parlano parole già “parlate”, consumate. E sul nostro palcoscenico, un vecchio fondale “come fosse abbandonato” e pochi elementi di un salottino borghese, e “per bene”, dove si rappresenta un “pezzetto” di vita di una “famiglia perbene” che fa i conti con l’assillante angoscia di dover essere “per gli altri”. Come se la propria vita fosse, per statuto, una recita per “gli altri” che sono gli spettatori ingiusti e feroci, della propria vita. Del proprio “teatro”.»